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Torino di Sangro

Torino di Sangro sorge sulla dorsale di una collina (Altitudine sul livello del mare di mt. 164) che va da oriente ad occidente, tra gli olivi del Fiume Osento e dei torrenti Frainile e Ripari. Il paese domina da destra la bassa valle del fiume Sangro, compresa la sua Foce e il suo territorio si estende per 32,31 Kmq su un’area intensamente coltivata. Torino di Sangro confina con il Mare Adriatico e i territori di Casalbordino, Villalfonsina, Paglieta e Fossacesia.
Numerose sono le ipotesi sull’origine del nome di “Torino di Sangro”, un’antica leggenda narra che a causa dell’invasione saracena, una parte degli abitanti in fuga seguirono un toro che si fermò sulla collina su cui oggi sorge il paese e, proprio per onorare il ricordo dell’ animale che li aveva tratti in salvo, che l’insediamento prese il nome “Torino”. L’ipotesi più accreditata, invece, fa risalire l’origine del nome a Tauros che significa monte. Fino al XIX secolo la città si chiamava semplicemente “Torino”. Il 20 luglio 1862 il Consiglio Comunale deliberò di mutare il nome in “Torino Del Sangro”, divenuto poi l’attuale Torino di Sangro, per ovviare a disguidi postali registrati, soventemente, a causa dell’omonimia con la più nota città piemontese. La curiosità dei visitatori è stimolata da posti come la Lecceta, il Fiume Sangro, il Cimitero Militare Britannico e il magnifico lungomare. Durante l’anno il paese è ricco di eventi di ampio richiamo come: la Festa del 10 dicembre, il Carnevale, la Festa della Madonna di Loreto, la Festa di San Felice e la Festa dell’Artista.

Il Fiume

Lungo l’ultimo tratto del fiume Sangro ed alla foce (che insiste sul territorio di Torino di Sangro) sono presenti delle fasce di vegetazione ripariale con Populus alba, Populus nigra, Salix alba, Alnus glutinosa, Salix triandra. Questi lembi di vegetazione, nonostante siano degradati ed esegui, sono importanti per la rarità con cui si presentano nel nostro territorio. Alla foce si osservano un fragmentato con popolamenti quasi monospecifici di Phagnites ed un bel aggruppamento di Tipha minima pianta relativamente rara e localizzata in Abruzzo. A circa un chilometro dallo sbocco del mare, in pratelli erbosi e radure di querceti e roverelle, il prof. Tommaro ha rinvenuto Romulza Columnae. Inoltre in questo ambiente è stato rinvenuto Linum maritinum che qui raggiunge il limite meridionale di distribuzione lungo il versante adriatico. Quest’ultima è una specie molto rara causa le numerose bonifiche che hanno interessato questi ambienti. La lecceta di Torino di Sangro rappresenta un patrimonio vegetale di enorme rilevanza sia dal punto di vista paesaggistico che per l’importanza litogeografica. Infatti, in questo consorzio forestale, ultimo relitto locale di foresta mediterranea, si ritrovano associazioni vegetali di derivazione balcanica, che testimoniano collegamenti tra la penisola italica e quella balcanica.
La Fauna – Il tratto della foce del fiume Sangro è relativamente ben conservato. Tra gli alberi che ornano le rive del fiume, le cannucce e le rive degli stagni trovano rifugio, durante i passaggi migratori, numerose specie d’uccelli acquatici anche rare come il Cavaliere d’Italia (simbolo della LIPU), il Falco di palude, il Suaso piccolo, le Beccacce di mare, il Cormorano, che sverna soltanto sulle antistanti scogliere frangiflutti ecc. Anche uccelli rarissimi in Abruzzo, come la Chiandaia marina ed il Ruccione, frequentano saltuariamente la zona (quest’ultima sembra addirittura nidificante). Ben più comune e nidificante è il Martin Pescatore ed il Topino.

Il Mare

A ridosso di Torino di Sangro vi è una fascia costiera che si estende per sei Km circa di spiaggia suddivisa in arenile “Le Morge” e ghiaiosa “Costa Verde” con fondali ideali per la pesca subacquea, con colline che si affacciano sul mare pieno di boschi secolari, una situazione siffatta non è riscontrabile in altre località limitrofe. Questo determina un notevole afflusso di persone, specialmente durante il periodo estivo. I turisti che giungono da ovunque soggiornano nei camping, molti sono anche i pendolari provenienti dall’entroterra.

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